Non la mia, la tua.
Non ho altra speranza di essere felice. Non ho altra possibilità. Non sarai mai come me, non sentirai mai come me, il mio viola non sarà mai il tuo viola e il tuo viola non sarà mai il mio.
Per questo devo amarti, sconosciuto altro, sconosciuto ignoto che ho di fronte: non per bontà, ma per egoismo. Perché io voglio essere felice. E se la mia felicità dipende dal piegarti a me, c’è qualcosa di ingiusto.
Non la mia libertà, la tua.
La tua ignavia, l’impazienza. La tua meschinità e la vanagloria. La tua vigliacca codardia. L’amor proprio, la terribile pochezza dei tuoi peccati – di quei peccati piccoli e meschini, di omissione.
Amare te. Per egoismo. Per carità.
Per convenienza.
(© Daniele Gigli – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)